Per risolvere problemi altrimenti apparentemente insolubili oggi si può utilizzare il pensiero laterale, esercitando il pensiero laterale, le persone liberano la fantasia e allenano la mente a vedere le cose da altre angolazioni e sotto altre prospettive.
Abitudini e convinzioni che inibiscono la creatività
Sia nella nostra sfera personale sia in quella professionale, il nostro peggior nemico sono le abitudini, che sono schemi comportamentali e di pensiero ripetuti nel tempo che ormai influenzano le nostre scelte senza che ce ne accorgiamo. A rafforzare le nostre abitudini ci pensano le nostre convinzioni. Negli anni tendiamo a crearci una zona di confort all’interno della quale siamo a nostro agio. Proviamo solo per un momento a cambiare prospettiva, ad analizzare il nostro comportamento professionale pensando che sia possibile modificarlo recuperando il desiderio di divenire creativi nella soluzione dei problemi che ogni giorno ci troviamo a fronteggiare nella vita professionale.
Ovviamente si tratterebbe di un cambiamento di mentalità, ricordiamo che a scuola e all’Università il sistema tende ad appiattire la nostra capacità creativa. Bisognerebbe partire dalla riforma del sistema scolastico.
Siamo stati abituati a superare gli ostacoli a scuola esclusivamente lavorando sulla produzione di numeri e sulla logica del mero giudizio. Esecutori di questo sistema meccanico sono i docenti, i quali hanno il compito di valutare se uno studente possa o no superare una prova.
Una scuola che boccia uno studente al quinto anno di scuola superiore (e che magari se ne vanta come per dire che da lì escono solo i migliori) non è una scuola valida. È una questione anche di buon senso: se uno studente è al termine del percorso di studi gli va data la possibilità di sostenere l’esame finale. Non si rischia di perdere un atleta a due passi dal traguardo, si incita a concludere, non lo si scoraggia.
Per questo la funzione della scuola oggi va totalmente ripensata. Va dato spazio alle personalità dei ragazzi, al rispetto di ognuno di essi, all’individuazione delle capacità dei singoli evitando di standardizzare e appiattire i cervelli su programmi fossili. Andrebbe eliminata la logica del numero, del voto, della competizione tra ragazzi e quindi il valore che si attribuisce al voto. Lo dovrebbero capire anche le aziende evitando di inserire negli annunci di lavoro il parametro della votazione scolastica come elemento di selezione.
Fare in modo che la scuola sia un percorso che arricchisca davvero e che le classi siano squadre unite e motivate dove il talento di ognuno possa trovare terreno fertile per spiccare il volo nella vita fuori dalle mura scolastiche. Gli insegnanti diano spazio alla creatività dei singoli, giudichino meno e non pretendano di appiattire le menti su programmi obsoleti e processi burocratici. Utopia? No. Il cambiamento è possibile.
Parlare di creatività significa dunque esprimere il presagio di una grande rinascita educativa grazie alla quale si possono realizzare le aspettative classiche di una formazione umanamente genuina.
Per poter raggiungere una maggiore creatività bisogna lavorare sul pensiero per accorgersi che diviene molto più leggera la soluzione di problemi che apparentemente sembrano impossibili da sgarbugliare. La creatività non è solamente appannaggio delle professioni come architettura o design, ma ben si presta a essere utilizzata anche dalle professioni che hanno un sapere più delimitato come quelle economiche, giuridiche o tecniche. La creatività, inoltre, può fare miracoli ad esempio nella risoluzione dei problemi legati al management e al marketing laddove si vogliano introdurre nuove procedure nell’organizzazione del lavoro e nuovi strumenti di marketing.
Cosa vuol dire pensare?
Il ruolo del pensiero è fondamentale, ma cosa vuol dire pensare?
Pensare è la massima risorsa dell’uomo!
Proviamo a visualizzare la famosa figura del pensatore. Pensiamo di ipotizzare la tanto usata immagine del “Pensatore di Rodin”, la posa con la mano sul mento che si suppone debba assumere ogni pensatore concentrato nell’attività del pensare.
Proviamo a immaginare anche che nel momento in cui pensiamo di indossare un cappello, il cappello del pensatore. Considerate l’utilità di un vero cappello che indossiamo ogni volta che pensiamo: in questo modo le persone non ci disturberebbero quando stiamo pensando. Si tratterebbe di formalizzare anche una delle attività più difficili che compiamo senza che gli altri se ne accorgano, lo scopo dell’immaginare un cappello per pensare è quello di tradurre l’intenzione in attuazione.
Essere un pensatore costituisce un’immagine di noi totalmente diversa, potremmo anche permetterci di dire ai nostri collaboratori, “Non disturbarmi. Non vedi che sto pensando?”.
Il pensiero creativo o laterale
Il concetto di “pensiero laterale” venne introdotto per la prima volta negli anni ’90 dallo psicologo Edward de Bono. Edward de Bono è considerato la principale autorità internazionale sul pensiero creativo e l’insegnamento diretto delle innumerevoli abilità del pensiero. Durante gli ultimi 30 anni ha lavorato con regolarità per le più importanti aziende e i maggiori Governi in più di 50 Paesi. Ha insegnato le tecniche di pensiero a dirigenti azien- dali, bambini e premi Nobel. Nel 2004 ha fondato a Malta il World Centre for New Thinking, istituzione dedicata alla diffusione del pensiero creativo. Oggigiorno, questo modo di pensare e di ragionare è sempre più apprezzato ed è per questo che è necessario allenarlo, soprattutto dal punto di vista professionale.
Di solito, tendiamo a pensare in maniera prettamente logica. Quando ci troviamo di fronte a un problema, cerchiamo automaticamente la risposta più evidente, senza contemplare, a volte, altre soluzioni più originali che potrebbero persino dimostrarsi più utili. Si tratta di scenari quotidiani, momenti durante i quali lo stress e l’ansia possono bloccarci e farci perdere quella scintilla di originalità, quando in realtà il pensiero laterale e la creatività sarebbero molto utili. Come si possono superare gli ostacoli oggettivi quando si ha la necessità di ricorrere al pensiero creativo e sembra non sia concesso farlo?
A livello organizzativo la competitività tra le aziende si fonda proprio sulle persone, ovvero sul potenziale creativo e innovativo delle risorse che la compongono. In questo contesto, coloro che sanno pensare creativamente riescono a risolvere problemi esistenti, o a riconoscere e risolvere nuovi problemi e ad aprire nuovi orizzonti.
La creatività è dunque un importante fattore adattivo per i singoli, per le imprese, per gli studi professionali per le organizzazioni, per i sistemi sociali e questo ha enormi ripercussioni sui sistemi educativi.
Se intendiamo il termine creatività come equivalente del potenziale umano – cioè delle virtù che sono proprie dell’essere umano-dobbiamo constatare che, quando si definisce creativa una persona si parla della creatività come di “abito”, come capacità da parte di una persona educata in un determinato modo e che ha fatto propri alcuni valori educativi. Essere creativi vuol dire vedere le cose da un punto di vista personale, procedere con le proprie forze, capacità, possibilità; vuol dire affrontare la vita con spirito di ricerca, con atteggiamento coraggioso di fronte al rischio, alla lotta, alla sofferenza, all’insuccesso; vuol dire saper vivere con sè stessi e in relazione con quanti hanno avuto o hanno un peso determinante nella nostra vita, nella nostra stessa formazione.
È proprio per questo motivo che sebbene sia difficile in certe professioni poter utilizzare la capacità creativa, con una volontà più decisa a poterlo fare si possono trovare soluzioni originali.
Di seguito un indovinello originale per affinare questa modalità di pensiero creativo:
Forse vi sorprenderà sapere che questo indovinello viene usato nelle scuole cinesi per le prove di ammissione all’istruzione primaria. Ancora più sorprendente è il fatto che i bambini di sei anni lo risolvono in questione di secondi, proprio grazie al pensiero laterale e alla creatività. Man mano che cresciamo, questi indovinelli risultano essere sempre più complicati perché si cerca di risolverli con la logica.
Soluzione
Guardate l’immagine al contrario, come se l’auto fosse entrata nel parcheggio a retromarcia insom- ma, magicamente la sequenza diventerà più chiara e sarà:
86 ?? 88 89 90 91 …….e quindi: ?? = 87, facile vero?
De Bono contrappone il pensiero laterale al pensiero verticale. Le differenze sostanziali tra i due, si possono così riassumere:
- pensiero verticale: è quello logico o matematico, razionale, tradizionale, analitico e sequenziale. Si basa sulle deduzioni, passando attraverso le con- siderazioni che sembrano più ovvie e preveden- do una sequenza di passi, ognuno dei quali deve essere giustificato. Questo modo di operare può inibire lo sviluppo naturale dell’idea;
- pensiero laterale: si discosta dalle considerazioni ovvie (da cui il termine “laterale”) e cerca, attraverso la creatività, punti di vista alternativi, allontanandoci dai modelli acquisiti che usiamo di solito per ragionare. Utilizzando un atteggiamento deduttivo, punti di vista alternativi che generano idee allontanandoci dai modelli acquisiti.
Pensiero laterale e pensiero verticale possono essere avvicinati, rispettivamente, all’emisfero destro e all’emisfero sinistro del cervello e al loro modo di affrontare diversamente le cose: il primo più creativamente, il secondo più logicamente.
Un modo di pensare, ovviamente, non deve però escludere l’altro. Al contrario i due modi di pensare devono essere utilizzati in modo complementare per supportarci nel generare le soluzioni che stiamo cercando.
Conclusione
La creatività è la capacità di trascendere l’ordinario.
- E’ la capacità particolare del pensiero di “pensare fuori dagli schemi” per trovare soluzioni originali ai problemi. Spesso pensiamo alla creatività come se fosse limitata alla sfera artistica, ma è un elemento necessario in tutti gli ambiti della vita. E’ stata la creatività che ha permesso che da un fulmine si arrivasse a concepire l’elettricità, e che poi da questa si potesse passare ad inviare dei messaggi attraverso dei fili. Senza la creatività probabilmente non avremmo mai scoperto la ruota o il fuoco domestico! Sii creativo allora, ti suggerisco un esercizio da cui puoi partire: chiudi gli occhi e traccia a caso delle linee o degli scarabocchi su un foglio. Poi apri gli occhi e finisci il disegno che hai iniziato. Guarda le linee senza senso che hai messo su carta e cerca di dare loro una forma. Crea una lista delle parole che “ti vengono in mente a caso” e prova a inserirle tutte in un racconto o in una poesia, provando a creare un filo narrativo dal caos.
Buon divertimento!